Tagli alla sanità: una moda tutta italiana

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Sebbene la sanità italiana venga spesso incensata ed osannata a mezzo stampa e costantemente prospettata come vera eccellenza del nostro paese, c’è una verità incontrovertibile che l’ultima pandemia ha definitivamente posto sotto la lente d’ingrandimento: il nostro settore sanitario è un comparto in forte crisi, devastato dai tagli imposti negli ultimi 10 anni.

Uno studio della Fondazione Gimbe ha stimato in 37 miliardi di euro i tagli alla sanità effettuati dal 2011 ad oggi. Dal governo Monti in poi si è proceduto con gradualità a centellinare l’esborso di risorse per settori meno appariscenti come quello della sanità pubblica, per poi convogliarle verso comparti più profittevoli.

Parliamoci chiaro, la chiusura di un reparto ospedaliero (o, talvolta, di un’intera struttura) non fa rumore come l’aumento della benzina, del pane, o di qualsiasi altra imposta che tocchi più da vicino le tasche del cittadino.

Analizziamo meglio nel dettaglio in cosa si è tradotto tutto questo:

  • Nel 2007 il Servizio Sanitario Nazionale annoverava 1.197 ospedali, nel 2017 eravamo già scesi a quota 1.000. Caso emblematico la chiusura del Forlanini, una struttura ospedaliera da 1.400 posti letto che il governatore Zingaretti chiuse per ripianare il bilancio dell’Asl della regione Lazio
  • Dal 2009 al 2017 il SSN ha perso 46.000 dipendenti e ad oggi (dati aggiornati a marzo 2020) conta 8.000 medici e 13.000 infermieri in meno
  • La categoria dei medici di famiglia ha subito scossoni che hanno portato ad una riduzione del 6,8% del personale
  • Secondo le proiezioni dell’Assomed, il ricambio tra medici in pensione e nuovi arrivati previsto tra il 2018 e il 2025 porterà ad una perdita complessiva di 16.700 unità che non consentirà di rispondere adeguatamente al fabbisogno nazionale
  • Da 7 posti letto ogni 1.000 abitanti l’Italia è crollata a 2 posti letto ogni 1.000 abitanti, con picchi di 0,1 posti letto ogni 1.000 abitanti in alcune città del sud.

Nonostante i numerosi proclami della nostra politica, perlopiù propagandistici e figli della recente emergenza sanitaria, è dura ipotizzare che possa essere studiato un massivo piano di investimenti da dedicare al settore per i prossimi anni. Staremo a vedere!

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