Vaccino Covid agli under 18: lo studio inglese.

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Lo scorso 20 maggio, il sito ufficiale dell’Hart (Health Advisory & Recovery Team, https://www.hartgroup.org/ ) ha pubblicato una lettera ufficiale, firmata da un’equipe di medici inglesi, indirizzata all’MHRA (Medicines & healthcare products regolatory agency), l’equivalente inglese della nostra AIFA, sul tema della somministrazione di vaccini agli under 18.

Puoi consultare l’articolo integralmente qui, intanto in questo spazio ripercorreremo insieme i passaggi più significativi dell’intervento, riportati anche dal sito ufficiale del Senato Italiano (https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=18&id=1299973).

Secondo gli autori dello studio, sarebbe “irresponsabile, non etico e in effetti non necessario includere i bambini sotto i 18 anni nel lancio nazionale del vaccino COVID-19”. A supporto della tesi del team ci sarebbero proprio gli studi clinici incompleti e una prassi, quella dei 7 anni di sperimentazione di un vaccino, decaduta occasionalmente (?) con l’avvento del Covid-19.

 “Tutti gli studi di fase 3 sui vaccini COVID-19 sono in corso” si legge nel comunicato “e non dovrebbero concludersi fino alla fine del 2022/inizio 2023. I vaccini sono, quindi, attualmente sperimentali con dati limitati sulla sicurezza degli adulti a breve termine e non disponibili. La tecnologia del vaccino mRNA completamente nuova, che non è mai stata precedentemente approvata per l’uso nell’uomo. I potenziali effetti a insorgenza tardiva possono richiedere mesi o anni per manifestarsi.”

Questa la premessa, che segna l’accento su quanto già ampiamente discusso sul mio blog. Che la campagna vaccinale fosse un chiaro fenomeno di sperimentazione di massa non può che trovare fermo riscontro in tutte le autorevoli sedi scientifiche.

“Le limitate sperimentazioni sui bambini intraprese fino ad oggi sono totalmente sottodimensionate per escludere effetti collaterali non comuni ma gravi. I bambini hanno una vita davanti a loro e i loro sistemi immunologici e neurologici sono ancora in fase di sviluppo, il che li rende potenzialmente più vulnerabili agli effetti avversi rispetto agli adulti. Sono già state sollevate una serie di preoccupazioni specifiche, tra cui malattie autoimmuni e possibili effetti sulla placenta e sulla fertilità. Un articolo pubblicato di recente ha sollevato la possibilità che i vaccini mRNA COVID-19 possano innescare malattie neurodegenerative basate su prioni. Tutti i potenziali rischi, noti e sconosciuti, devono essere bilanciati rispetto ai rischi del COVID-19 stesso, quindi ai bambini si applicherà un rapporto rischi/benefici molto diverso rispetto agli adulti”

Tutto questo assume ancor più i contorni dell’ovvio se si pensa che nessun bambino sano di età inferiore ai 15 anni è morto a causa del Covid, quindi perché anche solo pensare di sottoporre un soggetto libero da qualsiasi rischio ad un trattamento dagli esiti così incerti? Eppure in Italia EMA e AIFA non hanno battuto ciglio nel concedere il via libera per la vaccinazione alla fascia 12 – 15 anni…

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